Forma e sviluppo della coscienza

Laura Boggio Gilot

L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, in questo libro ci conduce, attraverso la comparazione delle teorie della psicologia, della mistica e le filosofie indiana e buddista, alla scoperta del fatto che la descrizione della coscienza è molto simile in tutte queste teorie e successivamente ci delinea il cammino che questa deve percorrere nelle sue fasi di sviluppo sino alla realizzazione del Sé universale, cioè quando la coscienza si disidentifica dalla sua identità individuale e si riconosce parte dell’unità universale fondendosi con l’essenza della vita.

Nel mondo odierno assistiamo accanto al trionfo della tecnologia ad un alto tasso di distruttività. Notiamo l’aumento di disarmonie, di violenza, di malattia mentale, di assenza di valori e di culto dei beni di consumo. I mali del mondo riflettono la disarmonia della psiche umana. Al progresso scientifico non corrisponde un adeguato progresso conoscitivo e spirituale.

La divisione tra materia e spirito che deriva dalla filosofia cartesiana ha portato, da un lato, ad una scienza che studia solo i fenomeni puramente fisici escludendo tutto ciò che non è misurabile e, dall’altro, ad una fede che ha privilegiato la conoscenza spirituale diventando la depositaria della morale ma separandosi dalle esigenze della vita corporea e dello sviluppo culturale.  Abbiamo due discipline che si sono rivolte in due direzioni opposte e che, di conseguenza, negano l’unità bio-psico-spirituale dell’uomo.

 

La psicologia nasce e si sviluppa con il modello scientifico cogliendo in questo modo solo l’aspetto più materiale della psiche. Possiamo citare, ad esempio, Freud e la psicoanalisi in cui non si accenna a potenzialità creative o spirituali della psiche e, se tali elementi sono presenti, vengono considerati un sottoprodotto della psiche o addirittura un’espressione patologica e il comportamentismo che coglie solo le risposte condizionate dagli stimoli ambientali. Nella psicologia umanistica si comincia ad allargare la ricerca alle qualità dell’uomo sano e non solo a quelle del malato, e si consente alla psicoterapia di diventare strumento di crescita e non solo di cura. Infine in America, dalle fila dei rappresentanti della psicologia umanistica, nasce la psicologia transpersonale che studia anche ciò che è oltre la personalità come complesso corporeo ed emotivo-mentale e ricerca la dimensione alta dell’uomo relativa alla creatività superiore, alla spiritualità ed alla conoscenza intuitiva. La psicologia transpersonale, basata sulle teorie di Jung e Maslow, propone un modello inclusivo di culture orientali e occidentali come il pensiero di Einstein e Bohm, riunisce i reami di scienza e fede nella visione di un uomo pluridimensionale di cui una parte è individuale e una parte è universale.

Se ogni oggetto materiale è composto di energia (Einstein), la forma che esso prende è solo il risultato di un cambiamento che lascia immutata l’essenza e ogni parte di essa può essere capita solo come elemento di un tutto. Questa prospettiva è straordinariamente simile alle intuizioni delle religioni di tutti i tempi che hanno descritto l’ultima realtà divina come una dimensione suprema in cui non esistono limiti di tempo e spazio e dove tutto è intrinsecamente indiviso. La differenza tra uomo e universo è solo apparente. Il mondo separato e differenziato è solo un’illusione, e ciò che condanna l’uomo al dolore e alla confusione è dovuto all’identificazione con il corpo grossolano. Il limite della conoscenza è dovuto allo scarso sviluppo delle potenzialità della mente ma la coscienza può maturare ed evolvere utilizzando diverse tecniche.

L’analisi delle conclusioni della fisica moderna, della mistica e della filosofia metafisica ci porta alla conclusione che tutte convergano nella descrizione di una realtà che irradia da un centro (Atman o assoluto per la mistica orientale, Uno per la metafisica) e che si manifesta a diversi livelli o piani di espressione interrelati e di cui la personalità ordinaria non è che il riflesso.

Il piano degli istinti è il piano più elementare, quello tipico del bambino o dell’uomo primitivo, in cui l’uomo è soggetto al principio del piacere, alle sensazioni fisiche, alle emozioni, agli impulsi sessuali ed aggressivi. Abbiamo strutture pre-logiche e facoltà parapsicologiche spontanee e non dominate, manifestazioni morbose come fobie, ossessioni e deliri. È importante l’appagamento dei bisogni elementari fisiologici e di sicurezza.

Il piano della mente è quello in cui il soggetto si identifica, oltre che con i suoi istinti e le sue emozioni, con le potenzialità della mente razionale. A questo livello si struttura l’io quale centro di volontà autonomo, si elaborano le esperienze fatte e si preparano le attività future. In questo piano l’uomo medio della nostra cultura agisce attraverso formule convenzionali atte a garantire il bisogno di conferma, di appartenenza, di sicurezza e accettazione. Troviamo qui il lavoro intellettuale e la creazione artistica  di primo grado. Il culmine dell’autorealizzazione in questo piano rappresenta il dominio sulle forze istintuali, in cui tutte le potenzialità della mente inferiore sono raggiunte e l’unità psicosomatica è raggiunta. A questo livello però l’individuo è lacerato tra il bisogno egocentrico di possedere e il bisogno spirituale di conoscere e creare e vive uno stato di incompiutezza e separazione. Le capacità parapsicologiche consistono in visioni intuitive delle verità universali. Le espressioni patologiche sono il narcisismo e la difficile relazione con l’ambiente.

 

Nel piano spirituale tutte le strutture della mente intuitiva sono integrate  e la persona è in grado di comprendere i significati universali della vita. Questo corrisponde alla realizzazione del Sé transpersonale, allo stato del genio in cui l’io è trasceso ed in cui la persona si identifica con l’aspetto universale invece che individuale conquistando così libertà e realizzando la massima espressione della creatività intellettiva. In tale fase la volontà individuale segue un fine trascendente volto all’amore ed alla unione. Ad un livello ancora superiore tutte le potenzialità bio-psico-spirituali sono integrate e la persona vede la sua unità con il principio creatore della vita, comprende cioè di essere un’unità all’interno di una più alta unità che lo include e lo trascende. Questo è lo stadio del santo in cui l’etica segue i principi universali della retta azione e del servizio alla vita in accordo con l’archetipo del Bene. E’ uno stadio di felicità in cui si sperimenta la beatitudine.

La consapevolezza della sorgente inqualificata dell’unità bio-psico-spirituale dà luogo alla coscienza dell’Atman o stato non-duale, in cui soggetto e oggetto coincidono nell’identità tra conoscente e conosciuto. La realizzazione dell’Assoluto è descritta nello stesso modo in tutte le culture religiose, metafisiche ed iniziatiche come stato di perfezione, immutabilità fuori dalle connotazioni spazio-temporali e indefinibile con attributi.

Meta del risveglio della coscienza è il riconoscimento dell’unità della vita e della sua essenziale natura divina. L’evoluzione della coscienza è un processo di integrazione che avviene attraverso stadi successivi ed in cui le strutture inferiori, una volta emerse, rimangono in vita e diventano parte delle strutture superiori pur cambiandone il significato.

 

Il processo di sviluppo della coscienza è composto di quattro momenti progressivi:

  • Una struttura più alta e più complessa emerge e si differenzia
  • La struttura emergente (più complessa ed unificata della inferiore) è introdotta nella coscienza e il soggetto vi si identifica
  • Contemporaneamente si disidentifica dalla sua esclusiva identificazione con la struttura inferiore e la sua identità cambia in accordo con la nuova struttura
  • Distaccandosi il soggetto si disidentifica e trascende il livello inferiore, in questo modo può operare su di esso, elaborarne i contenuti da un più alto punto di vista conseguendone il dominio

Il processo di disidentificazione è importante per la psicoterapia perché solo se il soggetto può disidentificarsi da un sintomo e vederlo come oggetto potrà operare su di esso con i mezzi di una struttura superiore a quella in cui il conflitto si svolge.

 

I motivi che impediscono la capacità di trascendenza sono:

  • condizionamenti educativi e culturali
  • assunzioni ideologiche e sociali e situazioni psicologiche di paura
  • ansia e ostilità che fissano il soggetto su di un livello particolare della realtà

Poiché i livelli più alti di coscienza coincidono con stati di armonia interiore e di unità esteriore e poiché la sofferenza è sempre relativa ad una particolare identificazione e non esiste ad un più alto punto di vista allora si può dire che nessuna sofferenza potrà dirsi insuperabile, la salute psicologica è proporzionale allo sviluppo etico e la malattia psicologica è vista come un arresto del processo di autorealizzazione dovuto a difficoltà nell’integrazione delle strutture bio-psico-spirituali.

Anche il concetto dell’integrazione di una struttura inferiore in quella superiore è molto importante perché se le strutture superiori vengono forzate prima che quelle inferiori siano armonizzate il risultato potrebbe condurre alla regressione e indurre gravi stati psicopatologici.

Nella psicoterapia la conoscenza multidimensionale della coscienza permette di risalire dal sintomo al contesto in cui questo si è formato in modo tale da allargare l’area dell’indagine psicologica dalla malattia come effetto alle sue cause.

L’autrice conclude il libro con l’augurio che le sue tesi servano a far riflettere e a stimolare nuove ricerche sulla natura umana e sui metodi di sviluppo delle sue potenzialità soprattutto in riferimento alla diagnosi ed al trattamento della sofferenza psicologica.