Dare un senso alla vita

Elisabeth Lukas

Elisabeth Lukas è stata allieva di Viktor Frankl, psichiatra austriaco che ha elaborato il metodo della Logoterapia ed in questo libro ce ne delinea i punti principali.

Dopo la fine dell’ultima guerra è iniziato per l’Occidente, un periodo di gran benessere e di conquiste di libertà in molti settori: libertà nella scelta del partner, ad esempio, libertà per la donna di scegliersi un lavoro, libertà sessuale, permissivismo, infrangersi dei legami religiosi, abbondanza di tempo libero, ecc. ma tutte queste conquiste, peraltro più che legittime, invece di portare lo sperato miglioramento nelle condizioni di vita, hanno messo gli uomini e le donne nella condizione di dover operare delle scelte, cosa che, in molti casi, può mettere in crisi. La libertà deve andare di pari passo con la maturità, ammonisce la dr.ssa Lukas, poiché libertà non significa disimpegno, assenza di doveri ma responsabilità e rispetto delle regole e degli altri senza che ci sia bisogno di un controllo esterno.

 

È indicativo che tra le persone che oggi chiedono un aiuto psicologico, una gran parte lo fanno perché non riescono a trovare un senso nella loro vita e provano uno spaventoso vuoto interiore. Queste persone sono, in genere, benestanti, ben trattate, magari senza la necessità di lavorare, oppure sono persone che, invece, uno scopo nella vita l’avevano, ma, per qualche motivo, o lo hanno perso, o lo hanno trovato deludente. Questo stato che, a tutta prima, dovrebbe stimolare la ricerca di altre strade a volte può inspiegabilmente condurre alla rassegnazione o, addirittura a pensieri suicidi.

I sintomi di questa nuova malattia che possiamo chiamare vuoto esistenziale sono: noia, apatia, indifferenza, mancanza di scopi, tutti segnali che, se sottovalutati, possono tramutarsi in depressione, manie, criminalità, ecc. In linea di massima l’Autrice nota che l’attività troppo scarsa o l’attenzione focalizzata su di un solo aspetto della vita sono sempre pericolosi. Avere un vasto campo d’attività e d’interessi, invece, è paragonabile a possedere un salvagente come aiuto per i momenti critici.

La Logoterapia può risolvere questi problemi dando una nuova possibilità di ritrovamento di scopi e vede nella dimensione spirituale, una necessità fondamentale per la salute dell’uomo. Vale a dire che, quanto più ognuno riesce a trascendere il proprio io per andare verso gli altri con amore, tanto meno significativi saranno i suoi disagi.

La Logoterapia nutre una profonda fiducia nella capacità umana di trovare la forza per opporsi anche al destino più desolato e la dr.ssa Lukas, in questo libro, riesce a trasmettere un ottimismo ed una fede così incrollabili nella grandezza insita nell’uomo, da essere addirittura commovente. Ci avverte però che la dimensione spirituale è solamente una delle tre dimensioni che formano un’unità inscindibile chiamata uomo e che sono la dimensione biologica o fisica, la dimensione psicologica o sociale e la dimensione spirituale.

Il bravo terapeuta, quindi, non potrà essere solo un logoterapeuta, ma dovrà interessarsi di tutte e tre queste dimensioni, innanzi tutto non limitandosi all’approccio logoterapeutico ma utilizzando anche altre tecniche psicologiche nel caso dovesse riscontrarne la necessità, e indirizzando il paziente, se è il caso, ad altri specialisti al fine sia di scongiurare cause fisiche al malessere presentato sia di offrire al suo paziente un ulteriore aiuto.

Fatte queste premesse, l’Autrice illustra alcuni metodi utilizzati dalla Logoterapia arricchendo le spiegazioni con la descrizione di molti dei casi da Lei trattati e in cui si evidenzia la sua commovente partecipazione ai disagi dei suoi pazienti. La modulazione dell’atteggiamento, l’intenzione paradossa e la dereflessione vengono esposti come gli sforzi di una persona colma di umanità ma, al contempo, appassionatamente decisa a strappare alla sofferenza ciascuno dei suoi pazienti.

 

LA MODULAZIONE DELL’ATTEGGIAMENTO è il metodo utilizzato per affrontare meglio una situazione o uno stato, come ad esempio proprio la sensazione di vuoto esistenziale appunto, ma anche malattie gravi, lutti, ecc. L’autrice annota quanto è importante l’atteggiamento di una persona verso se stessa, la vita e gli altri. Un atteggiamento malsano acuisce il dolore e rende passivi ed impotenti. La rassegnazione e l’indifferenza sono stati assai peggiori della disperazione e si devono combattere assolutamente. Il terapeuta quindi procederà per gradi con l’obiettivo di cambiare l’atteggiamento del paziente.

Prima di tutto risveglierà la sua capacità d’autodistanziamento, di distruggere in altre parole l’identificazione del paziente con il sintomo, gli dimostrerà poi che, nella vita, esiste sempre la possibilità di scegliere quale atteggiamento assumere, e che, nonostante gli errori che possono essere stati commessi, di fronte a qualunque situazione, anche a quelle che non possono essere cambiate, c’è sempre la possibilità che un individuo trovi in sé la forza sufficiente per reagire e per assumere un nuovo comportamento. A questo punto, di solito, avviene spontaneamente una riduzione del sintomo e un rafforzamento in vista di un nuovo equilibrio. Così, il terapeuta, potrà passare ad allargare le possibilità di senso della vita, rendendo visibili i fattori positivi che potranno dare un significato alla situazione del paziente.

 

L’INTENZIONE PARADOSSA serve ad impedire una situazione. È indicata quindi per spezzare meccanismi fobici, ossessivi o disturbi isterici. L’autrice parte dal presupposto che l’uomo non è in grado di scegliere quali emozioni provare, ma può imparare a prendere posizione di fronte a loro e addirittura a dominarle con la volontà. Il paziente ha bisogno di sentirsi sicuro della sua libertà, poiché è abituato a lottare contro il suo sintomo senza ottenere risultati. Qual è la soluzione proposta? È smettere di lottare e, anzi, desiderare che il sintomo si ripresenti ancora più frequentemente e con maggiore intensità utilizzando l’umorismo e la presa in giro. È necessario però, anche in questo caso, realizzare preventivamente l’autodistanziamento del paziente dal suo sintomo, in modo che non si senta schernito egli stesso, ma che capisca che sono il terapeuta e il paziente che, insieme, deridono le angosce. Di solito il paziente impara questa tecnica abbastanza in fretta e così bene da riuscire, in caso di piccole ricadute, ad aiutarsi da solo ricavandone inoltre una gran fiducia in se stesso e nelle sue capacità.

 

LA DEREFLESSIONE serve invece a produrre una situazione o uno stato. Ad esempio, se cause organiche, che di norma accadono naturalmente come dormire, parlare o avere rapporti sessuali, ad un certo punto si bloccano per una qualsiasi circostanza momentanea, l’angoscia del paziente, che teme il ripetersi di questi eventi, potrebbe far scattare una ripetitività del blocco creando così un circolo vizioso. Il terapeuta deve, prima di qualsiasi terapia, accertarsi che non sussistono cause fisiologiche che comportino questo sintomo. Dopo di che potrà utilizzare questa tecnica che, a differenza dell’intenzione paradossa, non richiede la cooperazione del paziente. Poiché però la logoterapia ha come presupposto la completa collaborazione del paziente al fine di metterlo in grado di trovare forza e aiutarsi da solo, allora si arriva ad un compromesso: il terapeuta informa che c’è un nesso tra l’eccessiva osservazione di se stessi e l’insorgere del sintomo e conclude che, utilizzando l’impegno e le forze combinate di terapeuta e paziente, si dovrà sopprimere, appunto, l’eccessiva attenzione al sintomo. Il terapeuta farà parlare di sé e della sua vita il paziente cercando insieme con lui spunti, magari recuperati dai ricordi felici, affinché il paziente stili una lista d’attività alternative da utilizzare nel momento in cui sorgono i pensieri indesiderati. Ottenuta una lista, il terapeuta inviterà il paziente a sperimentare tutte le attività alternative della lista stessa in modo da trovare la possibilità migliore. Il paziente sarà talmente impegnato a valutare tutte le scelte da non accorgersi che, nel frattempo, avrà dimenticato il processo naturale che era bloccato e il sintomo gradualmente sarà scomparso quasi senza la sua consapevolezza. A questo punto il terapeuta potrà spiegare che la terapia non è più necessaria e che il paziente è guarito. Solo in caso di piccole ricadute potrà ricorrere all’alternativa scelta.

Questa tecnica di solito funziona anche con malati inguaribili o con pazienti moribondi o con chi ha subito amputazioni, perché rende possibile allontanare i pensieri dall’ineluttabilità della loro condizione per dirigerli alla pienezza della loro vita passata ed a ciò che di grande e bello hanno ottenuto o fatto.

 

La lettura di questo libro accende entusiasmo e speranza, commuove e fa sorridere. Lo si termina con dispiacere e desiderio che ci siano altre pagine di cui nutrirsi, ma, allo stesso tempo, ricolmi della bellezza della Vita e desiderosi di seminare questa bellezza nel cuore di tutte le persone che amiamo come di quelle che non amiamo, pieni di fiducia nella forza e nella grandezza nascoste nell’anima d’ogni uomo, piccole scintille che sembra così facile far divampare!

Speriamo che sulla Terra si moltiplichino le dr.sse Lukas capaci di compiere, ancora ed ancora, questo miracolo, con la stessa passione e la stessa modestia.